Culsu è una dea dimenticata della non-morte. Viene chiamata anche con gli appellativi di “Guardiana della Porta”, “Signora del Giudizio” e “Patrona della non morte”.
La filosofia di Culsu è la seguente: la morte è il fine delle creature viventi, ma non tutte sono destinate ad essa. La non morte fa parte dell’ordine naturale delle cose, esattamente come la vita. Pertanto la vita e la non-morte non devono soppiantarsi a vicenda ma coesistere, ciascuna nel suo spazio. I chierici di Culsu cercheranno di rianimare i non morti con giudizio, preservando l’equilibrio tra essi e il mondo naturale, consci che un’eccessiva proliferazione di non morti impedirebbe il generarsi della vita e quindi il rinnovarsi dei non morti stessi una volta che essi abbiano soppiantato i viventi.
L’origine di Culsu è alquanto misteriosa. Nessuno sa di preciso come si sia generata e di chi sia figlia (taluni saggi parlano di generazione spontanea). Ciò che è certo, però, è che in tempi remoti Morhenna l’abbia privata del portfolio divino sulla non-morte, sembra con il sotterfugio e l’inganno, e che ora Culsu sia sospesa in uno stato di potere intermedio, sospesa tra la vita e la morte e incapace di riprendersi, a meno che non venga nutrita con scintille di potere divino.
Risulta ancora in grado di concedere incantesimi anche se ormai i suoi seguaci sono pochissimi e ben pochi conoscono anche solo il suo nome.
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Culsu viene raffigurata come una donna alata dai capelli neri e dalla pelle chiara che regge una torcia accesa, con la quale illumina il sentiero delle anime verso l’aldilà.
Legale Neutrale
Morte, vita, equilibrio
Legge, Male, Morte, Viaggio, Riposo
Bastone Ferrato